Poesie di Leopardi - 9 - Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere

31 dicembre 2006

Lo spazzolone e la sua coloritura vengono rimandati all'anno venturo causa preparativi per esso.
E quale metodo migliore per terminar l'anno che citare la speranza di leopardi per l'anno che verrà?

Codesta cosa è il Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere!

Qui sotto il testo integrale (opportunamente modificato):

Venditore. Almanacchi, cactus nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Ma che ca**o dici?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come tu sei scemo?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come i tuoi denti sono brutti e ti puzza l'alito?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma allora cosa credete? Vorreste forse che vi morda il vostro bel sederone grasso?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi siete diventato stupido?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse vostra moglie?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi faccia venir l'acquolina in bocca? Come un bel cotechino?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure io sono molto affascinante, nevvero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Ma voi non vorreste forse che a tutte le donne della terra crescessero i baffi?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la cacca che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra cacca vorreste rifare? la cacca ch'ho fatta io, o quella di massimo boldi, o di chi altro? O non credete che io, e che massimo boldi, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa cacca che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che cacca vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei cacca vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una cacca a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se mi scappasse, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso la stitichezza che gli e toccata, che la diarroicità; se a patto di riavere la cacca di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe andar in bagno. Quella cacca ch'è una cosa bella, non è la cacca che si conosce, ma quella che non si conosce; non la cacca passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la cacca felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi il cactus più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale ottocento milioni di miliardi di milioni di soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, cactus nuovi; lunari nuovi.

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Permalinc | 2 commenti

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Dei baggiani hanno per sbaglio letto Poesie di Leopardi - 9 - Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere
aiut! non voglio esser sommersa di cacca! :)
sciao bello!

un'interpretazione alla excelsaga! :P

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