Storia del Diabete - Capitolo Secondo
Come stavamo dicendo, Cioccolata stava come al solito pitturando la sua casa, anche se il Titanic era affondato.
Bensì, arrivò una persona.
Cioccolata disse: “Oh!”, e la persona di rimando corse via nel bosco, nascondendosi sopra una roccia.
Cioccolata emise una lacrimuccia, e tornò a digrignare i denti nella sua casupola che tra l’altro non era nemmeno pitturata del tutto, così ora figurava metà rosso Tiziano, e l’altra metà rosso Tiziano. Ciononostante Cioccolata era ancora dentro che soffriva, e per il dolore si infilava le forchette nei tricipiti.
Passò così 26 giorni e 23 notti pensando al misterioso personaggio sconosciuto, finchè un giorno Clark Kent non passò di lì e, starnutendo, salutò un piccione.
Cioccolata esclamò: “Già. Non posso andare avanti così.”, e si alzò con tanta foga che si eradicò un pollice.
Ma strinse forte la lingua e uscitte.
Fuori trovò l’uomo misterioso.
Gli battè forte il quore, e i polmoni.
Così, attento a non fare gli errori della volta prima, gli chiese alcune delucidazioni sulla concezione di uomo di Cesare Beccaria.
L’estraneo rispose che non parlava la sua lingua.
“Ah, capisco.”, disse Cioccolata.
“No, non capisci.”, disse l’estraneo.
“Ah, no? E perché mai?”, ribattè Cioccolata.
“Perché non parlo la tua lingua.” , rispose il signore.
“Ah, è vero. Me l’ero proprio scordato.”, dicette Cioccolata.
“Fortuna che adesso hai capito ormai.”, disse mr. E, come lo aveva ribattezzato Robinson, perché era il giorno in cui gli aveva salvato la vita.
“Ehi! Un attimo!”, esclamò Cioccolata.
“Che c’è?”, disse mr. E.
“Hai un capello qui.”, gli spiegò Cioccolata.
“Oh, ma io ne ho molti, non sono mica biondo.”, disse mr. E.
“Ah, già! Che stupido!”.
(continua...)
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